MAMMAMIAQUANTOSANGUE

fanzine diacronica undecennale
REVIEWS

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SANDS-ZINE
by Mario Biserni
Così come consiglio di spulciare nel sito della Sincope Records: prenderete così coscienza della pubblicazione, più o meno in contemporanea con il disco, di “mammamiaquantosangue” #3 (fanzine diacronica undecennale legata ai valori dell’hardcore e del diy). Per quanto riguarda i contenuti, evitando di sciupare il gusto della lettura e della scoperta, citerei un articolo iniziale sul diy ai tempi di Pitchfork e uno successivo su due ventennali caduti nel 2013 (“In Utero” e “Chaos A. D.”). Ci sono poi interviste ai Bava, ai Frontiera (ex Kina), agli OvO e Bar La Muerte (interessante e condivisibile l’opinione espressa da Bruno Dorella a proposito dei social network), a Bologna Violenta e a Claudio Rocchetti. Il tutto è arricchito da alcune recensioni importanti (David Grubbs, Alga Kombu, Ceramic Dog, The Evens, Hyaena Reading, Oblivians, Okkyung Lee, Shellac, Wolf Eyes, Stefano De Ponti e altro, per un totale di 68 pagine fitte fitte.
Scrive il Capo Supremo Truculentboy: «Ci sono due approcci secondo me nel fare un'uscita cartacea e per di più una fanzine autoprodotta.
Uno è puntare sull'informazione notiziaria, scelta che, per quanto riguarda la carta aperiodica, senza una redazione o editore alle spalle è decisamente persa in partenza, non credo sia il lavoro di una fanzine cartacea di stampo hc.
L'altro approccio è quello diaronico, su cui mi sono concentrato, cioè al di là della notiziabilità temporale traslare il discorso in favore di concetti, che poi è quello che mi interessa primariamente.
Me ne sono accorto strada facendo un po’ riflettendo sul riprendere vecchie fanzine, e rendendomi conto che il valore esperienziale di una fanzine non può essere quello che può avere un periodico con le caratteristiche che dicevo prima.
Poi pensando anche alle riviste letterarie che leggevo anni fa, in fondo sono studi che vanno un po’ al di là del tempo in cui sono prodotti.
In questo numero ho cercato appunto di far passare dei concetti di cui ormai pochi parlano, e ho l'impressione che sia una cosa voluta per rispettare di massima un certo discorso di appiattimento estetico, cosa funzionalissima a un certo tipo di commercio, dove comunque vince chi ha capitali e strutture alle spalle
».
Ben detto (e magari anche benedetto).

C-INSIDE
by Alda Teodorani
MAMMAMIAQUANTOSANGUE è fuori! Ma in tutti i sensi: la fanzine, al suo quattordicesimo anno di vita e al terzo numero, origina da un discorso musicale dirompente. La sua uscita è importante, oggi, rispetto alla situazione generale del suono, in Italia soprattutto. Perché c’è bisogno di ricordarsi di un livello diverso nel discorso musicale.
Massimo Truculenboy Onza da ragazzino schianta i marciapiedi con lo skateboard, e di conseguenza sente i primi pezzi punk-hardcore nei video della Santa Cruz. Lo skate passa, ma la passione di per se stessa, dell’esigenza di passione, resta, affiancata al desiderio di rottura di schemi sociali e politici, che Massimo inizia a esprimere a 17 anni collaborando a varie fanzine e poi realizzando nel 2002 la prima fanzine interamente prodotta e distribuita da lui. Il nome della fanzine, che è quello sotto il quale ancora oggi trovo Massimo nella mia rubrica, è Mammamiaquantosangue, un numero che lui porta al MAI, festival dell’autoproduzione indipendente al c.s.a Capolinea di Faenza, e che parla di suoni punk-hardcore in un momento nel quale la scena musicale in Italia era più evoluta e sperimentale di oggi.
Con Mammamiaquantosangue Massimo parla della scena punk-hardcore e dei suoi protagonisti, di scrittura e di personaggi e situazioni che  negli anni successivi avrebbero fatto scuola e che sono stati fondamentali per capire il presente.
Nel 2004 nasce la Mastro Titta Produzioni, la prima uscita è Forti di incomprensioni instabili degli Arsenico: le produzioni Mastro Titta vengono diffuse tramite i banchetti ai concerti, sia con le vendite ma soprattutto con gli scambi di dischi e fanzine che, ieri più di oggi, sono stati una chiave fondamentale di confronto di materiali, della diffusione di una passione che i giornalisti non hanno.
In questa chiave nascono pure i primi concerti di Massimo, all’inizio con altri gruppi ed esponenti del punk-hardcore e del noise, in una visione del suono contro lo star system e la sete di protagonismo, operando da “non musicista”, termine che lo aveva colpito vedendo una vecchia intervista a Thurston Moore che lo usava per definire la sua opera. In questa chiave, la celebrazione dell’individualismo dove si sta “al di sopra” degli altri e  il tipo di esibizione verticale da un palco ponendosi in modo protagonistico, dove non c’è un reale scambio alla pari con un pubblico, è politicamente negativo dal punto di vista sociale.
Tra il 2007 e il 2008, l’idea di Massimo nei primi gruppi (Tronco e Compoundead) e condivisa dagli altri, è quella del suono come scambio orizzontale, oltre all’assioma che chi suona e chi partecipa ai concerti fa ugualmente parte della scena punk-hardcore: si tratta di un livello partecipativo decisamente contrario al livello passivo in cui esiste solo l’immagine del musicista rockstar-idolo. Un livello dove il rumore è una forma di espressione di discorso sociale e politico. “Il futuro sarà nelle mani di chi saprà manipolare il rumore”, cita Massimo: è una frase del cantante dei Neurosis, una di quelle frasi folgoranti che si allineano e accompagnano la visione del proprio modo di comunicare ed eprimere.
Nel 2010 nasce l’etichetta Sincope, tramite la quale Massimo Onza vuol prendersi più responsabilità dal punto di vista personale e delle idee, cioè nell’espressione della sua visione del punk-hardcore: se Mastro Titta aveva partecipato a molte co-produzioni, che però nel tempo stavano perdendo la funzione aggregatrice e del fare qualcosa insieme ad altri, somigliando sempre più all’attuale crowfunding, dove nessuno è individualmente importante per l’uscita del prodotto.
Sono uscite, quelle di Sincope, caratterizzate da un motivo politico e uscite di dischi che mirano a colpire tramite un suono che possa mettere in crisi la mistificazione sociale con la sua idea del successo musicale e dell’importanza del successo tipicamente berlusconiana che si sta cercando di inculcare alle persone con molti mezzi.
In quest’ottica che si inquadra, oggi, l’uscita del numero 3 di Mammamiaquantosangue: recensioni, interviste e sardonici scritti critici, in cui il discorso di fondo è quello dell’esigenza di riappropiarsi della socialità e della politica, anzi di una visione politica della musica.










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