PALE SISTER
"Embeddead" 3"cdr

REVIEWS


VITAL WEEKLY #952
by JKH
Pale Sister is a noise project from Italy. The CDR consists 23 tracks and it's like a race against the time, a race against silence. It's like a cut-up technic of several moments of noise. Track 13 is a break in the album, with some ear blowing silent moments and playing with the plug of a microphone. Some tracks are based on deformed en destructed dance music surrounded with tons of sounds. The 20 minutes are very intense. This music pulls all the blood from the veins. The set-up of the album is well chosen. It starts with old school power electronics and after a while there is more space in the compositions with some more echo, which give more possibilities to take some distance. Some sounds are really well chosen and too short, like the sound of breaking glass in high speed. The CD-r ends with a penetrating sound and the torture is over. Great release at Sincope.

SOPDAPOP
by Emiliano Zanotti
L’oscuro progetto Pale Sister ritorna a far sentire la propria lancinante voce su Sincope, sempre disponibile a fare da cassa di risonanza a certe efferatezze, offrendo un supporto ad hoc, in questo caso un CD 3” opportunamente sgocciolato di liquido rosso.
Siamo sempre nei territori del rumore più puro, ma stavolta, bontà sua, la pallida sorella ci concede d’osservare qualche gradazione di grigio oltre al nero d’ordinanza: Embeddead è infatti un unico brano di venti minuti diviso in 23 segmenti, che a volte si susseguono senza soluzione di continuità, altre marcano significativi cambi d’atmosfera. Così, a un inizio che è un fuoco di fila al rumor bianco, seguono momenti più strutturati, come la melodia sommersa che fa capolino intorno alla traccia 5 o l’industrial (quasi) rock della 18, ma in mezzo troviamo anche cut up brutali e cadenze ripetute al parossismo, all’insegna di un suono che, nel complesso, ricorda Il respiro rovente di una fornace. Eppure già solo il fatto che, pur senza mai scendere sotto la soglia della sordità, appaia ogni tanto la volontà di mettere ordine nel caos inserendo elementi -soprattutto ritmici- che lo rendano misurabile, è una novità insolita per dischi del genere; dire che ne faciliti l’ascolto è forse esagerato, ma certo lo rende più interessante. A qualcuno apparirà tortura e ad altri catarsi, sta ai gusti di ognuno stabilirlo; quel che è certo è che Pale Sister dimostra di saperci condurre con mano sicura oltre la linea del rumore più nichilista. Che poi, al di là di questa, non si scorga comunque alcuna luce, è un altro discorso.

THE NEW NOISE
by Massimiliano Mercurio
Dopo Ordeal, a distanza di quasi due anni tornano a farsi sentire da Torino i misteriosi Pale Sister. Ciò avviene attraverso un noise violento e grezzo (il loro marchio di fabbrica), col quale riescono a mettere nel frullatore il cervello, facendolo a fettine sottili e giocando poi a mikado con le interiora: roba davvero per stomaci più che forti. Ogni qual volta ascolto queste aggressioni il cervello va in tilt, tanto che poi tocca resettarlo con ascolti più soft: Diana Est.
Non ero a Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale, ma forse non bisognerebbe mai far ascoltare queste tipologie di rumori ai pochi superstiti del 1945. Ragionando sulla composizione del titolo (“Embeddead”) e sugli elevati picchi di decibel, si possono fare molteplici associazioni. A ognuno le proprie, ma nel complesso sembra davvero l’unione di vecchie registrazioni di caccia zero giapponesi in picchiata e di bombardamenti aerei, magari prelevate con mezzi di fortuna dall’interno di un’umida cantina. Restando meno catastrofisti, si può invece pensare a qualcosa come una centrifuga di lavatrice da ventimila giri messa all’interno di un gigantesco pallone aerostatico che, espellendo gas elio per scendere di quota, si appresta a entrare nella stratosfera. Oppure, volendo, anche a cortocircuiti bidirezionali e transistor che esplodono per il sovraccarico di corrente. Insomma, se Pale Sister vuole lo scontro, allora che guerra sia. Chiameremo a raccolta gli amici d’infanzia e scateneremo anche noi venti minuti di ordigni termonucleari, raggi protonici, magli perforanti e alabarde spaziali. È arrivato il momento di combattere.

 




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